L’ ultima risoluzione in materia di criptovalute e contribuzione risale a settembre 2016. Tuttavia, se gli scorsi anni fiscali non avevano dedicato particolare attenzione alla materia, sembra che il modello Redditi PF 2018 sarà il primo a non lasciare scelta ai possessori di Bitcoin e affini. Un’indicazione (non pubblica) dell’agenzia delle entrate conferma infatti come le valute virtuali debbano ricadere nell’obbligo dichiarativo RW, precisando addirittura come i Bitcoin e le criptovalute vadano equiparate alla valuta estera. A citare questo documento è Il Sole 24 ore, che in un articolo apparso sulle sue pagine nell’ultimo weekend si sbilancia sulla prossima pubblicazione di tale indicazione.
pare ormai certo che chiunque abbia detenuto criptovalute nel 2017 dovrà interrogarsi sulla compilazione del quadro RW
Tutto chiaro, dunque? Nient’affatto. Come cita lo stesso articolo del Sole 24, resta da tracciare una vera e propria mappa delle “aree grigie” ancora da illuminare, sia per quanto riguarda l’obbligo/facoltà di dichiarazione sia per le implicazioni relative a IVA, Irpef e Ivafe.
Dichiarare è obbligatorio?
Partiamo proprio dalla domanda fondamentale, ovvero quali sono le condizioni perché l’obbligo dichiarativo sussista.
Per impostare un primo chiarimento su questo punto, possiamo incrociare i criteri di compilazione del quadro RW con gli insight provenienti dal documento, ricavandone tre assunti di base:
- L’obbligo di inserimento nel quadro RW sussiste a prescindere dal realizzo di un reddito imponibile nel periodo d’imposta (conta dunque la detenzione in sè);
- A differenza dei depositi e dei conti correnti bancari, non si applica la somma minima di Euro 15mila (il documento non si esprime su questo punto);
- L’investimento in criptovalute va monitorato utilizzando il cambio al 31 dicembre (o alla data di vendita), rilevato sul sito utilizzato per l’acquisto.